[a·cro·ma·to·psì·a] Percezioni Visive Alterate

Ogni nostro prodotto “artistico” che sia una foto o un dipinto, una poesia o una scultura è un autoritratto, perché osservare il mondo con i propri occhi vuol dire reinterpretarlo e modificarlo continuamente. Ciò che vediamo non è ciò che percepiamo realmente, ma ciò che siamo (Fernando Pessoa)

Queste fotografie sono le rappresentazioni di “mondi interiori”, come se l’occhio fosse una camera oscura che riflette l’immagine esterna e la rielabora, offrendo fotograficamente una personale e singolare interpretazione soggettiva.

Fotografie in bianco e nero, sfocate, luci e ombre, luoghi, oggetti, persone, immagini non nitide, confuse e che confondono, quasi a voler eliminare l’eccesso di informazioni, come se lo sfocato renda tutto più liscio e perfetto e permette agli elementi di incastrarsi perfettamente tra loro. 

Sento l’esigenza di esprimere me stesso in un “mondo fotografico” dove si è sempre alla ricerca, spasmodica e costante, di definizioni e di categorie io mi sposto quindi verso altri territori (sicuramente già esplorati), dove non ci si pone necessariamente certe domande, non si discute l’attendibilità del mezzo, non si argomenta la drammaticità delle luci o la messa in scena di una situazione. 

Mi sposto verso una fotografia dove il messaggio è racchiuso nella stessa, dove i linguaggi sono molteplici e ben accetti, dove la costruzione della foto è funzionale. 

Mi muovo verso una fotografia che non racconta più gli altri ma parla di me stesso. 

Mi sposto in un mondo fatto di poche regole, dove i limiti sono strettamente personali. 

Sperando che questo mondo, fatto di poche regole, possa offrire domande e possibilmente risposte a me ed a chi li osserverà. (Adriano Cascio) 

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