La delicatezza di un velo. Palpebre chiuse e una preghiera in volo che arriva fino al ” Monte Lieto” e ancor più su. Bianca luce tra la facciata del santuario e i luminosi addobbi a schiarire il buio dei nostri passi. Passi in processione tra la verticalità del legno e del fuoco; mani pronte ad attutire il frastuono, artificio di nubi colorate che portano sorrisi da immortalare nel nostro umano, effimero andare. Andare nel quale Adriano Cascio volge lo sguardo all’essere umano nella sua quotidiana gestualità. La cornice di questo reportage è il periodo di festa in onore di N.S. di Montallegro che ogni anno anima i primi tre giorni di Luglio di una cittadina costiera ligure, Rapallo. La tela è un intreccio di fili dove la sacralità che avvolge la Madonna, i “Cristi”, il santuario, le preghiere dei fedeli, si mescola alle variopinte bancarelle, al profumo del cibo, all’esplosione dei mortaretti, a visi in posa che sorridono a loro stessi, alla pioggia dei fuochi d’artificio che fa alzare gli sguardi al cielo provando ancora a meravigliare. Cascio si rifà alla materia di cui si occupò Eliade Mircea in Il Sacro e il Profano (1959) e si propone di muoversi delicatamente dentro questa dialettica attraverso l’espressione fotografica. Sfumature tra il bianco e il nero riportate in scatti sia orizzontali che verticali a segnare la nostra intima orizzontalità e verticalità in uno spazio condiviso dove la nostra fragile esistenza prova a trovare risposte toccando terra e staccandosi da essa in un cammino comune, tra il tocco e il volo. (Claudia Pisani)