“Arbeit Macht Frei”

Finalmente mi trovo davanti all’ingresso di Auschwitz, davanti a quella scritta che tutti hanno sempre visto e alla quale probabilmente non hanno dato il giusto peso. In primo un primo momento mi viene d’abbassare la testa in segno di rispetto e rimanere in silenzio ma la folla mi trascina e pertanto mi lascio travolgere…. comincio a fotografare. Il continuo brusio, le guide che parlano, non c’è tempo per fermarsi e riflettere ma ciò che ho davanti ai miei occhi è un pugno nello stomaco e non può andare a finire nel dimenticatoio. Stanze piene di teche, scarpe, capelli, oggetti personali, valigie, fotografie raccontano storie di bambini, donne e uomini che lì hanno lasciato la loro vita, inconsapevoli di ciò che li aspettasse… Fuori c’è freddo e nevica….. filo spinato ovunque, la piazza dell’appello, la forca, i forni, le garitte dei soldati che sembrano spiare chi calpesta i luoghi dell’orrore. Gli edifici dai mattoncini rossi sanno ancora di morte e sofferenza indicibile…. Una frase della guida che mi accompagnava all’interno del “santuario del dolore”, mi colpì terribilmente, mi scosse e rimarrà per sempre impressa nella mente:

 “…..la fabbrica della morte funzionava nel pieno rispetto della legge…..”

Con queste fotografie desidero offrire la mia personale “visione”. Fotografie oniriche, crude e d’impatto, che non intendono documentare ma tentano di far riflettere e far “rivivere”, a coloro che le osserveranno, lo stato d’animo, l’angoscia, il dolore e la rabbia che ho provato nel vedere e nel “calpestare” questi luoghi.