Ieri si è conclusa la prima edizione della Triennale della Fotografia Italiana, apertasi l’11 novembre scorso, presso la splendido Palazzo Cà Zenobio a Venezia. Vi ho già parlato di questo evento (QUI l’articolo), al quale ho preso parte anche io con due mie fotografie, tratte dal progetto “Koimêtêrion” (a questo LINK parte del progetto pubblicato su Click-Magazine nel mese di novembre), apportando il mio piccolo contributo alla mostra.
L’intento che si propone questa prima edizione della Triennale della Fotografia Italiana è quello non solo di aprire a un vasto pubblico una rassegna di opere fotografiche di alto livello artistico, culturale ed espressivo, ma di dar voce e riportare sulle scene italiane ed internazionali la “Fotografia Italiana” spesso sottostimata anche nel nostro Paese.
Noi crediamo che i valori culturali intrinsechi di chi è nato su questa penisola conservi nel proprio DNA tutti quei codici espressivi che hanno dato al mondo intero non solo un contributo artistico e culturale d’ineguagliabile bellezza, ma una svolta epocale.
Iniziativa lodevole ed interessante che desidera “parlare” dello stato attuale della fotografia italiana nonché “rappresentarla” divenendo un punto di riferimento nell’affollato panorama fotografico attuale.
120 fotografi con oltre 240 opere esposte, hanno dato una panoramica, spaziando da Nord a Sud, della fotografia italiana (o quantomeno uno spaccato di essa).
Autori giovani o emergenti affiancati ad altri con consolidata esperienza hanno mostrato al numeroso pubblico, intervenuto per l’inaugurazione e nei giorni seguenti, le loro opere evidenziando al giudizio dell’osservatore forma, contenuti, composizione estetica e concettuale.
Una collettiva fotografica che ha mostrato nell’insieme tutti gli intenti propositivi dell’iniziativa ma dall’altra una “bellezza” discordante, inconsueta, non omogenea.
Forse troppi i fotografi selezionati, forse poche le fotografie selezionate per autore (due a testa), non hanno consentito di mostrare, agli autori, il proprio stile o poter “raccontare” al meglio le loro storie.
Questa non vuole essere una critica distruttiva ma propositiva e anzi ringrazio ancora gli organizzatori della Triennale che mi hanno dato l’opportunità di esserci.
Come in ogni cosa (soprattutto quando si tratta di una prima edizione) ci sono aspetti positivi e aspetti migliorabili, sono molto convinto che gli organizzatori sapranno intervenire in modo adeguato nelle prossime edizioni.