Chiaroscuro

Anche le tombe sono scomparse. Spazio nero infinito calato da questo balcone al cimitero mi è venuto a ritrovare il mio compagno arabo
che s’è ucciso l’altra sera. Rifà giorno. Tornano le tombe appiattate nel verde tetro delle ultime oscurità nel verde torbido del primo chiaro.
Chiara e palese tristezza per il vuoto che solo la Morte crea nell’animo umano. Il nero fitto dell’oscurità, che scende sulle tombe e le copre, apparentemente cela il triste panorama di ciò che resta dei defunti: monumenti aridi che al riapparire della prima luce solare riaffiorano nel loro più tetro aspetto e ricordo di ciò che in vita furono coloro che Vi risiedono.
(Giuseppe Ungaretti)

“La forma è contraddizione tra pieno e vuoto, luce e oscurità …” (G. Ungaretti)

La luce non è altro che un “filtro” attraverso il quale il fotografo interpreta la propria visione delle cose e l’ombra, vincolo indissolubile della luce, è ciò che rende le nostre “visioni” misteriose ed oniriche suggerendo innumerevoli spunti e chiavi di lettura.

Quando fotografo metto a fuoco la mia interiorità, attivo una sorta di autofocus che mette in luce il mio stato d’animo: è come un cercarsi, traducendo le sensazioni che proviamo attraverso la fotografia stessa.

La poesia di Giuseppe Ungaretti dalla quale ho preso in prestito il titolo ed i suoi pensieri, uniti ai miei hanno dato vita a questa serie fotografica.

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